
Il lavoro nel food delivery è spesso raccontato come flessibile, moderno, dinamico. Ma dietro la promessa di libertà e guadagno facile si nasconde, in molti casi, una realtà fatta di sfruttamento, irregolarità e abusi. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Nucleo Ispettorato del Lavoro e dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro, che ha coinvolto tutti i capoluoghi italiani.
Un sistema ben organizzato
Sono 823 i rider censiti in 225 punti di consegna in tutta Italia. Di questi, 92 lavoravano tramite account fittizi, spesso ottenuti grazie ad intermediari che lucravano sull’accesso alle piattaforme di delivery. Un vero e proprio caporalato digitale: i lavoratori venivano costretti a versare in contanti parte dei propri compensi per poter restare attivi sulle app.
Gli account venivano intestati ad altre persone, spesso con documenti falsi, e poi “affittati” a chi, magari appena arrivato in Italia, aveva bisogno di lavorare ma non aveva ancora i documenti in regola. Tra questi, anche un minore.
I numeri dell’irregolarità
A Milano, su 92 rider controllati, 18 hanno ammesso di lavorare con un profilo falso. Inoltre:
- 23 utilizzavano documenti irregolari
- 22 circolavano con biciclette modificate, spesso con batterie aggiuntive non omologate
Un giro d’affari completamente in nero, che sfugge a qualsiasi forma di tutela per i lavoratori, e che mina anche la concorrenza tra le aziende oneste.
Cosa succede ora?
I 92 casi accertati sono ora al vaglio delle Procure competenti. L’obiettivo è risalire a chi gestisce la rete di account e guadagni illeciti, spesso a danno di persone fragili, poco informate o ricattabili.
Questa indagine non fa che confermare quanto urgente sia una regolamentazione seria del settore: trasparenza, tutele e controlli non sono un ostacolo, ma una garanzia per chi lavora e per chi usa i servizi.
💡 Serve un’alternativa: lavoro regolare, digitale e umano
Il caso del caporalato digitale dimostra quanto sia urgente costruire un modello diverso, dove il lavoro su due ruote non sia sinonimo di sfruttamento, ma di autonomia, dignità e sicurezza.
Bemyrider nasce proprio con questo obiettivo: offrire una piattaforma trasparente dove i rider possono scegliere la propria tariffa oraria e la propria disponibilità, e gli esercenti possono programmare i turni in modo semplice, senza ricorrere a scorciatoie illegali o intermediari opachi.
✔ Niente account prestati
✔ Niente pagamenti in nero
✔ Solo collaborazioni tracciate, digitali e su misura
Con Bemyrider, la tecnologia torna a servizio delle persone.
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